"Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali", a cura di M. Filippi e M. Reggio (mimesis edizioni 2015)
Con un’intervista a Judith Butler e scritti di Massimo Filippi, Richard Iveson, Marco Reggio, James Stanescu e Federico Zappino
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Lecco - presentazione di Corpi che non contano
Lecco, 10 giugno 2016 ore 19.30
Centro di documentazione anarchico "L'arrotino",
via 1 maggio 24c (rione Malavedo)
presentazione di Corpi che non contano e Sento dunque sogno,
con M. Filippi e M. Reggio
h 19.30 cena vegan
h 21 presentazione
Presentazione del libro a Busto Arsizio
Domenica 12 giugno, a Busto Arsizio, presentazione del libro nell'ambito del ciclo di incontri "Sono vegano o mangio vegano?"
al Circolo Gagarin,
via Luigi Galvani 2bis, Busto Arsizio
Due incontri antispecisti in cui assaggiare la questione animale
SONO VEGANO O MANGIO VEGANO?
Domenica 22.05.16 h 18.30
Workshop di autoproduzione di seitan, maionese veg, latte di mandorla e aperitivo - buffet a cura di GustoArsizio, gastronomia-ristorante vegan di Busto Arsizio.
Proiezione del documentario Il biglietto d’ingresso con l’autrice Lorena Melchiorre e Davide Majocchi, attivista per la liberazione animale, operatore dei canili APAR di Gallarate e Busto Arsizio.
DALLE 18.30 - INGRESSO CON SOTTOSCRIZIONE PER APERITIVO: 8 EURO
DALLE 20.30 - INGRESSO GRATUITO. INGRESSO SEMPRE RISERVATO SOCI ARCI ‘16
Domenica 12.06.16 H 18.30
Laboratorio dolciumi con Denise di Torchiera senza acqua. Apericena veg a cura di Oltre La Specie, associazione antispecista per la liberazione animale.
A seguire presentazione del libro Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali con il curatore Massimo Filippi, professore di neurologia, socio fondatore dell’associazione Oltre La specie, che da anni si occupa della
questione animale da un punto di vista filosofico e politico.
DALLE 18.30 - INGRESSO CON SOTTOSCRIZIONE PER APERITIVO: 8 EURO
DALLE 20.30 - INGRESSO GRATUITO. INGRESSO SEMPRE RISERVATO SOCI ARCI ‘16
al Circolo Gagarin,
via Luigi Galvani 2bis, Busto Arsizio
Due incontri antispecisti in cui assaggiare la questione animale
SONO VEGANO O MANGIO VEGANO?
Domenica 22.05.16 h 18.30
Workshop di autoproduzione di seitan, maionese veg, latte di mandorla e aperitivo - buffet a cura di GustoArsizio, gastronomia-ristorante vegan di Busto Arsizio.
Proiezione del documentario Il biglietto d’ingresso con l’autrice Lorena Melchiorre e Davide Majocchi, attivista per la liberazione animale, operatore dei canili APAR di Gallarate e Busto Arsizio.
DALLE 18.30 - INGRESSO CON SOTTOSCRIZIONE PER APERITIVO: 8 EURO
DALLE 20.30 - INGRESSO GRATUITO. INGRESSO SEMPRE RISERVATO SOCI ARCI ‘16
Domenica 12.06.16 H 18.30
Laboratorio dolciumi con Denise di Torchiera senza acqua. Apericena veg a cura di Oltre La Specie, associazione antispecista per la liberazione animale.
A seguire presentazione del libro Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali con il curatore Massimo Filippi, professore di neurologia, socio fondatore dell’associazione Oltre La specie, che da anni si occupa della
questione animale da un punto di vista filosofico e politico.
DALLE 18.30 - INGRESSO CON SOTTOSCRIZIONE PER APERITIVO: 8 EURO
DALLE 20.30 - INGRESSO GRATUITO. INGRESSO SEMPRE RISERVATO SOCI ARCI ‘16
Bologna, 18 aprile: dibattito su Corpi che non contano al Cassero
Bologna, 18 aprile 2016 ore 21.00
Cassero LGBT, via don Minzoni 18
incontro con Massimo Filippi, Marco Reggio, e Federico Zappino
modera: Nicola Riva
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/755725794563513/
Cassero LGBT, via don Minzoni 18
incontro con Massimo Filippi, Marco Reggio, e Federico Zappino
modera: Nicola Riva
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/755725794563513/
Verona, 16 gennaio - presentazione di Corpi che non contano presso La Sobilla
Verona, sabato 16 gennaio ore 18
c/o “La Sobilla”
salita S. Sepolcro 6b
Corpi che non contano
Chi ha colonizzato, incorporato, espropriato chi?
Presentazione di Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali
Antispecismo (e) queer: video della conferenza
Video della conferenza "Antispecismo (e) queer", Pordenone 7 novembre 2015, a cura di Animalisti FVG.
Guarda il video
Recensioni - Antispecismo e pensiero queer / Percorsi per un'autodeterminazione (Benedetta Piazzesi, A rivista anarchica)
Benedetta Piazzesi - A Rivista Anarchica, n. 403, dic. 2015 / gen. 2016
"Antispecismo e pensiero queer / Percorsi per un'autodeterminazione", recensione a Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali
Se
d'improvviso immaginassimo di trovarci al centro di uno dei
capannoni in cui si allevano polli broiler, o di venire catapultati
a bordo di un peschereccio industriale al termine della sua
giornata di strascico, di fronte a quelle distese di innumerabili
forse un brivido ci suggerirebbe che cosa significa per un corpo
non contare nulla.
Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali (Mimesis, Milano, 2015, pp. 108, € 10,00) è un titolo che può essere letto in molte direzioni. Gli animali “da reddito” nella nostra società sono corpi che non contano. Ed è per questo che molto spesso i loro cadaveri sono tanti che non si contano. Ma è anche un modo per interloquire con una delle più importanti filosofe del nostro tempo, Judith Butler (che ha scritto un testo famoso dal titolo Corpi che contano. I limiti discorsivi del “sesso”), e provocarne il pensiero verso nuovi orizzonti di senso.
Butler negli ultimi venti anni ha offerto alcuni dei contributi più interessanti per la filosofia contemporanea, in cui l'analisi della performance di genere e il riconoscimento del lutto come questione intrinsecamente biopolitica articolano una riflessione sui processi di costituzione del soggetto e sul suo posizionamento nella struttura simbolica della nostra società. Butler ha risposto con interesse alla provocazione con cui i curatori Massimo Filippi e Marco Reggio la intervistano a proposito della questione animale. E ciò è forse potuto accadere perché il pensiero queer e femminista, in quanto tenacemente fedele alla problematica dei corpi, ha per lunghi anni affilato gli strumenti più efficaci a decostruire la violenza strutturale su determinate categorie di viventi, e i binarismi normativi che sono capaci di “tagliarli fuori” dalla comunità morale.
I contributi che accompagnano l'intervista rafforzano il ponte con il pensiero antispecista e ci aiutano a rileggere, radicalizzandolo, il dibattito contemporaneo sul biopotere, sulle “vite precarie” e sulla vulnerabilità intesa non come limite ma come fondamento della comunità dei viventi. Filippi, Stanescu, Reggio, Iveson e Zappino partono dal confronto, appassionato e irriverente al tempo stesso, con i testi di Butler per parlare della necessità di riconoscerci “vite precarie”, corpi vulnerabili, “carne del mondo”, insomma in definitiva animali.
Al termine della lettura l'animalità si delinea come la soglia imprescindibile per capire i processi di distribuzione del potere, del privilegio, del riconoscimento morale, finanche della vita e della morte. Come suggerito da Massimo Filippi nell'Introduzione, «la definizione ontologica di che cosa sia una vita non può essere sganciata da una discussione squisitamente biopolitica». Impianto teorico che ci permette di individuare chiaramente nella questione “che cos'è la vita?” il problema fondamentale della nostra epoca, problema che non a caso è allo stesso tempo d'ordine metafisico, scientifico e politico.
È a partire da qui che si può cominciare a rintracciare, attraverso i diversi autori della raccolta di saggi, una tessitura nuova sul tema della vita e dei viventi, che sfida il paradigma moderno della Persona e della Vita, sacre e continuamente sacrificabili, e sviluppa arditamente tutte le possibilità dei concetti butleriani. Segue dunque al momento decostruttivo l'immaginazione di nuove forme etiche e sociali, «indispensabili per una politica che si fondi sulla corpeazione condivisa, una politica capace di metterci nella condizione di affrontare la realtà violenta della contemporaneità». Il lutto è il perno su cui si articola questo movimento in avanti: la consapevolezza della comune vulnerabilità dei viventi è portatrice di intenzionalità politica nel momento in cui, per dirla con le parole di Marco Reggio, «desidera che il proprio dolore per un evento ormai passato si rivolga al presente e al futuro, nella forma di una rivendicazione politica radicale».
Ecco dunque che quello tra pensiero antispecista e pensiero queer si fa uno scambio assolutamente biunivoco di strumenti concettuali. Se la “norma eterosessuale” sarà uno strumento utile agli animalisti per capire come funzionino i dispositivi di naturalizzazione delle performance sociali, è la questione animale che, secondo Federico Zappino può inquadrare anche il regime politico dell'eteronormatività in un dispositivo più ampio e che egli definisce “norma sacrificale”.
Ed è infine grazie a questa nuova amicizia che il movimento per la liberazione animale può abbandonare una volta per tutte la posa virile del protettore e quella eroica del salvatore, e interpretare il proprio agire politico come una forma di sostegno a una resistenza che viene innanzitutto dagli animali stessi, veicolo quindi di “solidarietà politica” alla loro autodeterminazione, in quella che «è già una società multispecifica».
Intorno alla voce di Butler i curatori costruiscono così un canto a più voci, che è quasi un requiem perché testimonia del lutto per gli esclusi, e quasi un canto di protesta attorno a cui si raccolgono le forze per sfidare il potere.
Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali (Mimesis, Milano, 2015, pp. 108, € 10,00) è un titolo che può essere letto in molte direzioni. Gli animali “da reddito” nella nostra società sono corpi che non contano. Ed è per questo che molto spesso i loro cadaveri sono tanti che non si contano. Ma è anche un modo per interloquire con una delle più importanti filosofe del nostro tempo, Judith Butler (che ha scritto un testo famoso dal titolo Corpi che contano. I limiti discorsivi del “sesso”), e provocarne il pensiero verso nuovi orizzonti di senso.
Butler negli ultimi venti anni ha offerto alcuni dei contributi più interessanti per la filosofia contemporanea, in cui l'analisi della performance di genere e il riconoscimento del lutto come questione intrinsecamente biopolitica articolano una riflessione sui processi di costituzione del soggetto e sul suo posizionamento nella struttura simbolica della nostra società. Butler ha risposto con interesse alla provocazione con cui i curatori Massimo Filippi e Marco Reggio la intervistano a proposito della questione animale. E ciò è forse potuto accadere perché il pensiero queer e femminista, in quanto tenacemente fedele alla problematica dei corpi, ha per lunghi anni affilato gli strumenti più efficaci a decostruire la violenza strutturale su determinate categorie di viventi, e i binarismi normativi che sono capaci di “tagliarli fuori” dalla comunità morale.
I contributi che accompagnano l'intervista rafforzano il ponte con il pensiero antispecista e ci aiutano a rileggere, radicalizzandolo, il dibattito contemporaneo sul biopotere, sulle “vite precarie” e sulla vulnerabilità intesa non come limite ma come fondamento della comunità dei viventi. Filippi, Stanescu, Reggio, Iveson e Zappino partono dal confronto, appassionato e irriverente al tempo stesso, con i testi di Butler per parlare della necessità di riconoscerci “vite precarie”, corpi vulnerabili, “carne del mondo”, insomma in definitiva animali.
Al termine della lettura l'animalità si delinea come la soglia imprescindibile per capire i processi di distribuzione del potere, del privilegio, del riconoscimento morale, finanche della vita e della morte. Come suggerito da Massimo Filippi nell'Introduzione, «la definizione ontologica di che cosa sia una vita non può essere sganciata da una discussione squisitamente biopolitica». Impianto teorico che ci permette di individuare chiaramente nella questione “che cos'è la vita?” il problema fondamentale della nostra epoca, problema che non a caso è allo stesso tempo d'ordine metafisico, scientifico e politico.
È a partire da qui che si può cominciare a rintracciare, attraverso i diversi autori della raccolta di saggi, una tessitura nuova sul tema della vita e dei viventi, che sfida il paradigma moderno della Persona e della Vita, sacre e continuamente sacrificabili, e sviluppa arditamente tutte le possibilità dei concetti butleriani. Segue dunque al momento decostruttivo l'immaginazione di nuove forme etiche e sociali, «indispensabili per una politica che si fondi sulla corpeazione condivisa, una politica capace di metterci nella condizione di affrontare la realtà violenta della contemporaneità». Il lutto è il perno su cui si articola questo movimento in avanti: la consapevolezza della comune vulnerabilità dei viventi è portatrice di intenzionalità politica nel momento in cui, per dirla con le parole di Marco Reggio, «desidera che il proprio dolore per un evento ormai passato si rivolga al presente e al futuro, nella forma di una rivendicazione politica radicale».
Ecco dunque che quello tra pensiero antispecista e pensiero queer si fa uno scambio assolutamente biunivoco di strumenti concettuali. Se la “norma eterosessuale” sarà uno strumento utile agli animalisti per capire come funzionino i dispositivi di naturalizzazione delle performance sociali, è la questione animale che, secondo Federico Zappino può inquadrare anche il regime politico dell'eteronormatività in un dispositivo più ampio e che egli definisce “norma sacrificale”.
Ed è infine grazie a questa nuova amicizia che il movimento per la liberazione animale può abbandonare una volta per tutte la posa virile del protettore e quella eroica del salvatore, e interpretare il proprio agire politico come una forma di sostegno a una resistenza che viene innanzitutto dagli animali stessi, veicolo quindi di “solidarietà politica” alla loro autodeterminazione, in quella che «è già una società multispecifica».
Intorno alla voce di Butler i curatori costruiscono così un canto a più voci, che è quasi un requiem perché testimonia del lutto per gli esclusi, e quasi un canto di protesta attorno a cui si raccolgono le forze per sfidare il potere.
Recensione - Philosophy Kitchen
Recensione di Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali.
di Danilo Zagaria
per Philosophy Kitchen
Vengono smembrati, disossati, cucinati e infine divorati. Vengono sfruttati, vivisezionati, modificati e poi sacrificati. Sono i corpi animali, i corpi che (ancora) non contano – o meglio: contano in termini nutritivi, economici e scientifici; contano, insomma, da un punto di vista antropocentrico. Sono materia prima, corpi senza vita che l’uomo plasma come vuole e di cui non piange le uccisioni. Sono piccoli blocchi, mattoncini di carne sui quali l’uomo ha fondato il suo impero, edificato e arroccato su principi di naturalità che soltanto oggi, con immensa lentezza e fatica, iniziano a essere minimamente scalfiti. La messa in discussione dei ruoli assegnati sulla base del naturalismo è un processo complicato ma necessario, in quanto mina la binarizzazione gerarchizzante di base: natura da una parte, cultura dall’altra. Compiere questo primo ma fondamentale passo porta alla ridefinizione dei ruoli svolti dagli esseri, abolendo l’assegnazione degli stessi “per natura” e sviluppando al contempo nuove concezioni e definizioni: ruolo come dimensione in cui muoversi e agire, ruolo come spazio in cui si fa e si disfa, ruolo come luogo libero che accoglie la performance dell’animale, umano e non. Il volume collettaneo Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali (Mimesis, 2015) si pone l’obiettivo di testare, come annuncia provocatoriamente il curatore Massimo Filippi nell’introduzione, il pensiero di Judith Butler sugli animali. Se la domanda cardine del pensiero butleriano è «A chi spetta una buona vita?», quale lavoro filosofico meglio del suo può essere utile da incorporare negli Animal Studies? Nonostante la pensatrice americana non abbia mai esteso il suo ragionamento agli animali non umani, all’interno dei suoi studi sono molteplici gli strumenti e i concetti potenzialmente utili (vita precaria, performatività, lutto…) alla demolizione delle binarizzazioni oppositive e al riconoscimento dell’altro non umano.
Intervista su "Corpi che non contano" - Radio Svizzera Italiana
E' disponibile il podcast dell'intervista di Letizia Bolzani ai curatori di Corpi che non contano per il programma di approfondimento culturale "Geronimo", puntata del 3 novembre 2015, Radio Svizzera Italiana.
Link al podcast della puntata
Link per il download
Corpi che contano, anche quelli degli animali - recensione di Macri Puricelli
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foto: wander galerie |
Recensione di Macri Puricelli (Zoe la Gatta - Repubblica)
Cosa succederebbe se venisse letta e compresa in tutta la sua portata rivoluzionaria l'affermazione secondo cui “chiedere la fine della crudeltà significa chiedere la distruzione delle istituzioni della crudeltà? E cosa succederebbe se la pensassimo come i popoli dell'Amazzonia e cioè che gli animali non sono altro che umani travestiti? Ovvero che l'umanità non è una questione fisica bensì morale?
Non è un pensiero semplice quello di Judith Butler, la filosofa post-strutturalista statunitense che si occupa di filosofia politica, etica, teoria letteraria, femminismo e Queer Theory.
Cosa succederebbe se venisse letta e compresa in tutta la sua portata rivoluzionaria l'affermazione secondo cui “chiedere la fine della crudeltà significa chiedere la distruzione delle istituzioni della crudeltà? E cosa succederebbe se la pensassimo come i popoli dell'Amazzonia e cioè che gli animali non sono altro che umani travestiti? Ovvero che l'umanità non è una questione fisica bensì morale?
Non è un pensiero semplice quello di Judith Butler, la filosofa post-strutturalista statunitense che si occupa di filosofia politica, etica, teoria letteraria, femminismo e Queer Theory.
Suoni e movimenti che contano. Judith Butler e gli animali - recensione di Deborah Ardilli (Il Lavoro Culturale)
Suoni e movimenti che contano. Judith Butler e gli animali
Recensione di Deborah Ardilli (Il Lavoro Culturale)
Ha il valore di una scommessa questa raccolta di saggi curata da Massimo
Filippi e Marco Reggio. E non è difficile indicarne la ragione: chi
volesse giustificare l’accoppiamento tra il pensiero di Judith Butler e
le istanze politiche dell’antispecismo sulla base di un criterio
strettamente contenutistico, lasciandosi cioè orientare dalla frequenza
dei pronunciamenti della femminista statunitense sulla questione
animale, si troverebbe nella stessa situazione di chi, con un pugno di
sabbia in mano, pretendesse di dire qualcosa a proposito del deserto. È
ben vero, infatti, che le sonde lanciate dalla “seconda” Butler nel
campo della vita precaria rispondono in maniera convincente all’esigenza
di destabilizzare le premesse umanistiche su cui è stata edificata
l’ontologia liberale del soggetto, registrandone puntigliosamente i
punti di caduta e i momenti di crisi. Ma non è altrettanto
scontato che uno sguardo attento all’«interminabile spettralità» che
imprigiona il vivente esiliato ai margini della norma antropocentrica
comporti uno scatto di solidarietà interspecifica verso il tema della
liberazione animale.
Corpi che non contano
“Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali”
a cura di Massimo Filippi e Marco Reggio
con un’intervista a Judith Butler
e scritti di Massimo Filippi, Richard Iveson, Marco Reggio, James Stanescu
e postfazione di Federico Zappino
Mimesis edizioni
euro 10
a cura di Massimo Filippi e Marco Reggio
con un’intervista a Judith Butler
e scritti di Massimo Filippi, Richard Iveson, Marco Reggio, James Stanescu
e postfazione di Federico Zappino
Mimesis edizioni
euro 10
Il libro sarà a breve disponibile nelle librerie.
E’ possibile ordinarlo già da ora al prezzo speciale di 8 euro (+ spese di spedizione) all’associazione Oltre la Specie, scrivendo a info@oltrelaspecie.org con l’indicazione dell’indirizzo di recapito e del numero di copie desiderate.
E l’“Uomo”? È un dato di fatto o il frutto avvelenato di una ben precisa costruzione storica? Quali consuetudini lo hanno eretto? Qual è il fondale osceno da cui è emerso e che non smette di nascondere? Da quali e quante morti ha preso vita? Chi ha colonizzato, incorporato, espropriato e appropriato? Chi è stato e continua a essere mangiato?
Questo libro utilizza alcuni degli strumenti filosofici di Judith
Butler – vulnerabilità, lutto, vite precarie –, per esplorare insieme a
lei, ma senza timori reverenziali, i processi di umanizzazione e di
animalizzazione, per portare alla luce «un altro potere ancora che non
ha bisogno di dirsi»: il potere che si occulta dietro la barra della
dicotomia umano/animale, dicotomia gerarchizzante e violenta come tutte
le altre, ma tuttora profondamente ignorata in quanto considerata
“naturale” e, come tale, immune al pensiero critico e ai processi
politici trasformativi.
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